Curiosità

La tradizione di Augusta vuole che San Domenico avesse ordinato al beato Reginaldo di fondare una casa dell’Ordine nel punto dove questi avrebbe piantato il suo bastone. Durante una tempesta Reginaldo trovò riparo nell’antica isola delle Palme (attuale Augusta), piantò il suo bastone e il giorno dopo lo vide ricoperto di gemme e foglie. L’albero germogliato è stato per secoli considerato una delle più belle testimonianze dell’amore di San Domenico per la città di Augusta. Abbattuto da Turchi, ciò che rimase dell’albero secco fu posto su una colonna tortile e, negli anni ’30 del Novecento, anche questa fu demolita. Nonostante la cancellazione di questo segno domenicano, il popolo non ha dimenticato “il cipresso”, anche perché in passato non c’era famiglia di Augusta che non conservasse una scheggia di quell’albero ritenuto miracoloso. Si deve all’arciprete Monsignor Carmelo Cannavà l’aver salvato l’ultimo frammento rimasto di quell’albero, appositamente custodito alliinterno di una teca protetta da una lastra di vetro. Si tratta dell’unica testimonianza di questa secolare tradizione vissuta con autentica e genuina fede popolare. Analoga tradizione vive a Palermo ed è strettamente connessa al culto di San Benedetto ‘il Moro’, nato nel 1524 da schiavi etiopi e vissuto per lungo tempo da eremita. La leggenda vuole che dal bastone del Santo infisso nel terreno nacque un cipresso, un albero ancora oggi esistente e che da uno studio basato applicando le moderne tecniche di dendrocronologia si è pervenuti alla costruzione della cronologia elementare della pianta, al calcolo dell’ età e all’individuazione delle diverse fasi di crescita. Il cipresso di San Benedetto ‘il Moro’ ha oggi un’età presunta di 426 anni; andando a ritroso per un periodo equivalente di tempo, si arriva al 1577, anno che cade nel periodo di permanenza del santo nel convento palermitano di Santa Maria di Gesù. Gli esperti che hanno studiato il cipresso palermitano, ritengono che la leggenda non deve essere molto lontana dalla realtà: magari l’albero non è nato da un bastone (anche perché i cipressi hanno difficoltà ad emettere radici da porzioni di ramo), ma è facile che sia stato lo stesso Benedetto a trapiantarlo. Possiamo pertanto ritenere che il ‘Cipresso’ di Augusta ‘ al pari di quello palermitano ‘ sia stato piantato dallo stesso beato Reginaldo e si inserisce in quel significato che gli antichi davano alla nascita delle nuove comunità: la piantumazione dell’albero era legata alla nascita di una comunità sia essa civile che religiosa. Il cipresso aveva pertanto questo significato, rammentare l’inizio della presenza domenicana in Augusta, una presenza abbastanza significativa ove si consideri che nell’Ordine dei frati predicatori si ritiene che la chiesa del Santo qui esistente, possa essere la più antica chiesa al mondo dedicata a San Domenico.